Solstizio d’estate, il rituale MRT. Il significato del passaggio cosmico

In ossequio alla tradizione, il Movimento Tradizionale Romano ha rinnovato quest’anno la celebrazione del Solstizio d’estate in quel di Modena, l’antica Mutina – città fondata dai triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Parro e Lucio Quinzio Crispino nel 183 avanti l’Era comune e protagonista negli avvenimenti che segnarono la nascita del Principato di Augusto.

Ospiti del sodale Paolo, i rappresentanti del Movimento, insieme ai responsabili del gruppo degli Hesperiani invitati per l’occasione, hanno così acceso la pira a Mezzanotte attingendo dal fuoco eterno di Vesta. Sono poi susseguite altre tre diverse fasi rituali, sino al Mezzogiorno successivo.

E così è avvenuto l’attraversamento della porta degli Uomini nella notte tra martedì 20 e mercoledì 21 giugno 2020.

L’attraversamento del buio cosmico – simbolico trapasso rispetto al mondo profano – corrisponde ad un viaggio nell’oltre, di preparazione all’iniziazione e al successivo ritorno eterno della vita dell’astro, all’aurora.

Il Solstizio esatto quest’anno, cadeva il 21 al primo pomeriggio, momento cioè in cui si è concluso il nostro rito.

Il Solstizio d’estate, come noto, rappresenta il giorno più lungo e la notte più breve dell’anno.

Da sol stetit (il sole si ferma), si verifica quando l’asse terrestre raggiunge il massimo grado di inclinazione rispetto al sole, quando il polo Nord cioè lo punta; in questo stesso giorno la nostra stella – dopo aver condotto in sei mesi il suo ciclo virtuoso che gli ha permesso di approdare al suo massimo – comincia il suo giro di ritorno verso l’inverno, ovvero il suo viaggio inverso e discendente verso gli inferi.

I solstizi corrispondono quindi a due porte principali, varchi da cui il sole cambia rotta e torna indietro.

Secondo René Guénon, l’entrata è la porta degli Dei, associata al solstizio d’inverno e alla costellazione del Capricorno; l’uscita è la porta degli Uomini, collegata al solstizio estivo e all’ingresso nel segno del Cancro. Il passaggio delle due costellazioni simboleggia così l’incontro del cielo e dell’acqua e “rappresenta le due mezze parti dell’uovo cosmico che formano la sfera, emblema dell’androgine primordiale e del vuoto animato: il Càos”.

Ancora: nella raffigurazione dell’Ourobòros, il serpente si morde la coda quando avviene il cambio di anno da cui inizia una nuova rotazione.

La cristianità ha convertito questa festa nei rituali di s. Giovanni, con i suoi caratteristici “falò”, mentre nella nostra tradizione romana il significato è indicato dalle divinità Giano e Vesta situate alle due soglie cardinali, all’inizio e alla fine del mezzo giro.

Giano rappresenta il flusso di morte e rinascita del Sole e sovrintende ai varchi solstiziali detti anche Janua Coeli e Janua Inferi.

Il Dio dal doppio volto quindi apre e chiude il ciclo dell’anno: introduce ai grandi e ai piccoli misteri, dà accesso alle vie dei cieli e degli abissi, è chiamato il Signore delle due vie e dispone della chiave d’oro e della chiave d’argento.

Ecco, a seguire, alcuni scatti della nostra due giorni.

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