E’ stato pubblicato in Italia 27 anni fa, nel 1992, e rimane ancor oggi l’unica edizione esistente del Calendario Romano di Dionysus Petavius che riunisce tre fondamentali (e completi) calendari classici giunti fino a noi: quello dei Fasti di Ovidio, quello del De Agricoltura di Columella e quello della Naturalis Historia di Plinio.
Il Petavius (Denys Petau, 1583-1652) è stato un brillante teologo e gesuita francese la cui fama è principalmente associata al De Theologicis Dogmatibus, il primo tentativo sistematico di trattare lo sviluppo della dottrina cristiana da un punto di vista storico. Tuttavia il Petavius ha pubblicato altre due importati opere, il De Doctrina Temporum e il Rationarium Temporum.
A queste opere ha attinto Massimiliano Kornmuller – avvocato, studioso dei miti e delle tradizioni nonché originale artista che dipinge a encausto – editando il calendario ivi contenuto che comprende l’elenco più esaustivo possibile delle feste della Romanità celebrate sino alla metà del primo secolo dell’era comune.
Piace ricordarlo oggi, primo giorno dell’anno 2019, 2772 a.U.c., perché l’elegante e dotta pubblicazione del Kornmuller rimane la prima testimonianza solida strutturata di un filone, quello della pubblicistica di calendari romani classici, che sta finalmente uscendo dalla nicchia degli amatori per diffondersi sempre più ad un vasto pubblico.
Kornmuller non si è limitato a collazionare dalle opere del Petau, traducendo dal latino e pubblicando il triplice calendario, ma lo ha anche completato con alcune feste romane che ai tre grandi, Ovidio, Plinio e Columella erano sfuggite. Tramite Varrone (De Lingua Latina): ha così aggiunto il Septimontium, la festa di Fortuna Primigenia, di Fors Fortuna, l’Equus October e l’Ancilia.
Dunque, un’opera completa e di sussidio per chi pratica e per gli appassionati, dal momento che associa ad ogni giorno la qualità romana del tempo, le festività, i moti degli astri e le condizioni metereologiche.
Non solo. Il calendario è arricchito da un esaustivo saggio introduttivo che ricostruisce la vicenda storica e “contabile” del calendario romano nei settecento anni che vanno da Romolo/Numa alla definitiva sistematizzazione e consolidamento operato da Caio Giulio Cesare.
Inoltre spiega l’origine dei nomi e il significato della qualità dei giorni (fasto, nefasto etc.) e della scansione del tempo in nundinae e, successivamente, in settimane.
Non manca un excursus sulla struttura del sacerdozio a Roma, i collegi e i sodalizi, e una intrigante e dettagliata spiegazione delle varie forme di rito e di sacrificio comprensive anche delle strumentazioni utilizzate. Infine non meno interessante è l’apparato iconografico, che raccoglie, mese per mese, le riproduzioni di note incisioni di artisti sulla rosa dei venti, sui sette pianeti e sulle quattro stagioni.
P. C.
L’Antico Calendario Romano, con l’indicazione delle costellazioni che sorgono e che tramontano – Testo originale latino con introduzione, traduzione e note di Massimiliano Kornmuller – Semar, 1992