Per una “rivolta” contro la modernità, che ci liberi dalle catene della notte

indexIl fine che mi propongo di raggiungere con questo mio scritto è, forse, troppo ambizioso: intendo, infatti, fortemente giungere, parlare ed appellarmi al cuore profondo, a ciò che c’è nell’essere, poco visibile, dell’animo e del sentire di tutto il variegato e diversificato mondo che si riconosce in una intuizione o visione della vita che è, comunque, radicalmente altra nei confronti di quella comune e quindi dominante.

In buona sostanza chiedo a me stesso ed a tutti coloro che eroticamente sono a me accomunati in quanto simili: vogliamo noi, sia come singoli che come comunità, aventi pur varie nature e differenti ed immediate finalità, apparire, rischiando, con il tempo, di divenire, solo dei loquaci eruditi quanto schizzinosi e litigiosi partigiani di quella o di quell’altra “osservanza”? Vogliamo perdere e perderci nei labirinti della “politica” sia essa culturale, economico-sociale o spirituale, dimenticando, abbandonando, non vedendo più e quindi non conoscendo più, proprio quella ragione profonda, occulta in quanto nascosta, quale Urgrund, Fondamento Primordiale  di quella intuizione mistica e sacrale della vita che ci rende alquanto simili come razza dello Spirito? E se tale quesito, proprio in quanto Domanda fondamentale, lo si estende anche a tutto il mondo dei movimenti di reazione e di contrapposizione allo status politico-istituzionale e culturale dominante in questa larvale Europa, movimenti di natura popolare ed ispirazione nazionale ed identitaria, la quaestio non muta natura!

Tutto questo mondo, che l’Avversario conosce molto bene e nella sua essenza, deve rispondere alla Domanda, non solo in termini negativi, ma al contempo, propositivi ed affermativi in ordine a “qualcosa” che deve cercare, ritrovare, riconoscere, pena la sua morte per sopravvenuta estinzione della Potenza dello slancio dello Spirito, come un fiume muore nei vari rivoli e ruscelli in cui si frammenta e si “tatticizza” dimenticando ed abbandonando la strategia che è la sua meta: la foce e cioè il mare; deve, quindi, questo mondo, prendere coscienza e consapevolezza di ciò che, nell’essenza, che forse esso stesso non vede, è: il desiderio, la volontà, il sogno, il bisogno, l’Idea di un’altra Civiltà, di un’altra Era, di un differente e gioioso destino per gli uomini e le donne di questo inizio millennio!

In buona sostanza noi, e cioè tutti noi dobbiamo guardare dentro il nostro sentire e vedere non occasionali ma presenti in quanto base costante, sin dalla nostra nascita biologica, del nostro essere genialmente in cotal guisa e non altrimenti, e trovare certamente quella dýnamis cioè proprio quella Potenza dello Spirito, di cui sopra, che è la ragione profondissima del nostro essere differenti e differenziati, e che ci  chiama e ci ordina di volere e di indicare ai nostri fratelli l’unico farmaco di Vita sia del corpo che dell’anima: un’altra Meta, una finalità radicalmente alternativa, uno scopo, un senso, un obiettivo che sono ed appartengono ad una dimensione spirituale perduta da secoli cioè una tensione Ideale che si spinge e cammina verso un orizzonte che, proprio perché umani, ci deve, poiché lo vogliamo, sollevare verso l’andare oltre l’umano poiché in ciò consistono la Felicità, la Gioia, la Gloria, la Gioventù, la Vita e la Morte come rituale transito e la Comunità come dimensioni dello Spirito, da realizzare nel tempo e nella lotta che è fatica quotidiana,  innanzitutto interiore.

Ma tutto ciò non è, dirà qualcuno, pura utopia? Assolutamente no!

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Per la semplice ragione che, oltre ad essere, tale Visione, il Pane della Vita, ciò che dà senso e significato al nascere, al crescere ed al morire, è ciò che è, per lo effetto, quanto di più consustanziale vi sia alla natura vera dell’uomo che è, come sappiamo, andare, e cercare di rimanervi, oltre la pura dimensione biologica, dove, invece, sosta, sta, si crogiola e ingrassa la presente era, epoca o ciclo storico, che ha come unico fine, solo ed essenziale scopo: il consumo della merce che viene imposta con l’anestesia sociale, consumo finalizzato al conseguimento dell’unica ragione religiosa e finalità di vita di questa presente oscura e sciagurata epoca, che è il profitto, cioè il denaro che “crea” altro denaro, dove l’orizzonte è talmente basso, nel senso che è dimora degli istinti più bassi dell’umano, che coincide con la materialità più grossolana e con i piaceri morbosi del lusso e del sesso; e poiché l’uomo è, nell’essenza, un animale religioso, questa è la religione del capitalismo o meglio del capitalismo come religione, quindi non più e non solo come struttura economico produttiva  ma soprattutto come ideologia totalitaria neoliberista, forma mentis, unica ragione di vita quindi religione in quanto potenza non dello Spirito ma della dimensione più bassa dell’animico che coincide con quella delle realtà quasi subumane; che, ormai, domina la presente umanità, provocandone, attesa la sua venefica ed antiumana natura, la lenta distruzione in uno con lo stesso mondo dei viventi, oggetti tutti dell’essere strumenti da manipolare e rendere funzionali al Rito globale da celebrare, per l’eternità, in onore di tale Oscura divinità.

Solo ed in quanto noi si sia in grado, come innanzi esplicitato, di guardare con il cuore e con la mente nonché con il rammemorare erotico, nel più profondo del nostro essere, nei più reconditi ed ancestrali “ricordi” della Stirpe, alla ricerca dell’autentica ragione del nostro essere, certamente vi troveremo quel “qualcosa”, lo stesso “qualcosa” che ha indotto, condotto ed accompagnato, ognuno secondo la propria equazione personale e le proprie tradizioni, intere generazioni di uomini e donne di ogni nazione europea, chi edificando un nuovo ordinamento statuale e politico a intensa  caratterizzazione mistico-religiosa, chi invece, costituendo organismi fortemente comunitari e sacralmente affratellati dal comune sacrificio sino alla morte e alla libera donazione di sé, chi, ancora, scrivendo pagine stupende ed immortali su quel fremito di Giovinezza e vigoria dello Spirito che pervadeva tutta l’Europa negli anni tra le due guerre, “qualcosa” che ha evocato Miti, Simboli, Parole e Riti di un Mondo altro, di un Mondo tramontato mentre albeggiava il giorno della quantità, del denaro e dell’individuo: la Modernità! Questo “qualcosa” è la Religione della Vita e dello Spirito, della Libertà e dell’Essere come Forma, Identità, Differenza e Bellezza quindi ricchezza spirituale della stessa umanità europea e della sua plurimillenaria tradizione; questo “qualcosa” è l’unica ed essenziale potenza dello Spirito che può e deve indicare, proprio come atto di volontà, la Via per il Ritorno alla salute del corpo e dell’Animo, la Via per il Ritorno dell’Uomo Nuovo, ma eterno, vero poiché essere vivente libero in quanto liberato dalla stregoneria degli idoli della Notte e della Morte! E deve essere un autentico e profondo sentire dell’Animo a rivelare a noi stessi tutto ciò, come è accaduto ai nostri padri spirituali nel corso dei primi decenni del Novecento. Se noi non acquistiamo o riconquistiamo tale consapevolezza, che è la medesima che pervase, al netto degli errori e dei limiti storici evidenti, quel misterioso fenomeno epocale europeo delle Idee senza parole e dei Canti della Gioventù che fu Il Fascismo Immenso e Rosso (Brasillach), non solo saremo un triste episodio, un vano sussulto di un moribondo su un letto di agonia, ma non scenderemo mai da quel letto, alzandoci in piedi e ricominciando a camminare e non parleremo, innanzitutto a noi stessi, della possibilità, anzi della necessità di liberare l’uomo dalle catene che egli stesso si è stretto intorno e dal carcere in cui egli medesimo si è rinchiuso, narrandogli della vera e gioiosa Vita che può e deve vivere, unitamente alla sua Comunità, avendo come senso e significato della stessa non la materialità tetra e noiosa dell’interesse, dell’utile, della quantità, del profitto e del denaro, che sono veleni per il vivente, poiché di nulla lo nutrono se non di vuote e perniciose astrazioni che conducono all’infelicità, alla noia, alla nevrosi, al suicidio ed alla violenza; ecco il nuovo ed antico messaggio o Logos della Tradizione: altra meta, altro fine, altro scopo che vadano oltre la grigia quotidianità seriale e conducano l’uomo e la donna anche per un attimo (che può durare un’intera vita…!) verso Se stessi, la loro natura essenziale che è quella simile al Divino, allo Spirito che è Ordine Politico e Sacrale della Comunità, poiché al di sopra dell’utile riconosce la libera e sovrana dedizione in quanto servizio nei confronti sempre di quel “qualcosa” che è al di là della limitata vita dei singoli e dei Popoli e dà, proprio per questo, senso, Gioia, Gloria e significato sublimi alla stessa; affinché la Pedagogia pubblica sia che è il Bene e dell’Uomo e della Comunità il fine,  il Mito e, cioè, un’altra Civiltà, che proprio per tali ragioni, parli di ed indichi non più una presunta felicità da beoti consumatori, schiavi dell’allucinazione collettiva della “crescita” illimitata quindi senza fine e senza fini se non la sua mostruosa autorigenerazione continua, eticamente indeterminata e finalisticamente neutra che ha come unico scopo la sua stessa esistenza; ma sempre quel “qualcosa” che è passato e passa, da un secolo all’altro, da animo ad animo ed è quel Ritorno ciclico ed epocale che è la riapparizione della natura profonda dell’uomo, del Divino che è in lui, dello Spirito che è la Libertà e la Vita al di là della vita in quella che è, e non può che essere, la necessaria Rivolta contro il mondo moderno.

Giandomenico Casalino