Da Dardano a Romolo, la forza vivente dei Miti Italici e la Via Romana al Sacro

Miti 3I miti dell’Italia pagana, l’esistenza di un corpo mitologico italico e le leggende più importanti che hanno formato generazioni di nostri antenati. Sono i temi oggetto della conferenza svoltasi recentemente a Modena presso il circolo identitario La Terra dei Padri. L’occasione è stata la presentazione del libro “I Miti Italici”, di Andrea Verdecchia, saggista e studioso del mondo classico. Il volume, divulgativo e scorrevole, per la prima volta raccoglie in un’unica opera le più importanti epopee della letteratura tradizionale: il ciclo Troiano, con le vicende alla base dei miti classici; il ciclo Italico, con i miti più autentici della Penisola; il ciclo Romano, con le origini leggendarie della città Eterna.

La conferenza è stata introdotta dal giornalista Paolo Casolari, portavoce del Movimento Tradizionale Romano e socio fondatore del circolo modenese, e da Federico Fregni, presidente della Societas Hesperiana e reggente nazionale di Azione Identitaria.

Casolari, presentando il tema, ha preliminarmente introdotto al significato della religione romano-italica puntualizzando come, in età contemporanea, si sviluppi l’approccio alla Via Romana al Sacro. Premessa la ripresa dei culti della romanità prisca nel dopoguerra per iniziativa di Franco Mazzi, fondatore del “Gruppo dei Dioscuri” – iniziativa nata proprio a casa di Julius Evola – ne ha poi tratteggiato gli sviluppi che hanno trovato continuità operativa in più realtà, tra cui il Movimento Tradizionale Romano (fondato da Salvatore Ruta, messinese e “dioscuro” anch’egli, Roberto Incardona e Renato Del Ponte). Non è mancato un passaggio sulla natura del rito romano-italico prisco oggi che – nutrito dai precetti di una conduzione di vita secondo i principi autentici della Tradizione, dalla purezza d’animo e dalla norma dottrinaria dell’impersonalità – può trovare applicazione solo in un ambito privato e/o gentilizio/comunitario dove il Kalendarium è sostegno normativo e rituale all’esercizio sottile della Pietas e tiene conto della vacanza del culto pubblico. Quest’ultimo, infatti, è oggi impensabile essendo stata la religione romana innanzitutto culto di stato, praticato da magistrati che potevano essere al contempo: condottieri, politici, pontefici, flamini, auguri. Oggi la Res Publica di Roma non esiste più e pertanto non potrebbe darsi coerentemente un tempio pubblico al sommo Giove, che dello stato romano era l’oltremondo divino (1).

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Miti 1L’intervento di Fregni ha riguardato l’attualità e la centralità del mito nell’identità nazione delle variegate genti italiche, perpetuamente unite in Roma. Il mito è attuale, poiché narra dell’eternità e non del passato. I suoi esempi sono sempre validi, anche quando riguardano fatti storici, come nel caso di una buona parte del corpus mitologico romano. Il principio eterno del fondatore Romolo, del pio Numa Pompilio, di Furio Camillo o il ritorno alla terra degli avi, l’Italia, dell’avo primigenio Enea, sono forza vivente e fiorente per gli italiani di oggi e di domani, non favole riguardanti italiani vissuti migliaia di anni fa. Ne è riprova l’accanimento con cui antichi e nuovi poteri totalitari e anti-identitari cercano di cancellare il corpus mitologico dei popoli. Per rimanere in casa nostra basti pensare alla demitizzazione continua e subdola dell’identità: da “Enea migrante turco” alla banalizzazione evemeristica o negazione assoluta di ogni aspetto della nostra anima più profonda. Questo avviene nonostante le scienze vanno sempre più spesso a confermare le radici materiali dei nostri miti fondativi, dalle mura romulee sul Palatino alle prove genetiche dell’andata e del ritorno dei Dardanidi, dall’Italia all’Egeo e poi ritorno. Dalla continuità ritmico-neurologica perfetta tra latino e italiano alla quasi perfetta identificazione genetica tra gli italici (italo-romani, italo-greci, italo-celti) di allora e gli italiani di oggi.

Miti 4Verdecchia ha poi presentato la sua esaustiva raccolta dei miti, degli eroi e dei luoghi sacri dell’Italia antica, un testo di cui si sentiva la necessità. Nel suo libro infatti, dopo un’introduzione in cui è inquadrata la questione sulla effettiva esistenza di una mitologia italica, si passa ad esaminare gli dei partendo dai dodici dei maggiori del pantheon romano, passando poi per le figure divine che trovano corrispondenza nella tradizione italica ed ellenica, fino ad illustrare gli dei e gli altri esseri divini che appartengono esclusivamente alla cultura italica. Sette i miti spiegati direttamente dall’autore: Saturnia Tellus, i re divini del Lazio (con excursus su Pico e Canente); Dardano; i Nostoi, con focus su Ulisse e Diomede in Italia; il monte Soratte e gli Hirpi sorani;  gli Ancili e il sacerdozio dei Salii. In particolare A conclusione la profezia della ninfa Vegoia e il suo monito, un mito etrusco degli ultimi tempi di quell’antica nazione, che ci ha ricordato come, nella tradizione dei nostri antenati, gravi sciagure colpissero le genti che avessero dimenticato, tradito e violato i confini: “Non essere doppio e ingannatore. Riponi la disciplina nel tuo cuore”.