Riscoperte: il Mitra ricomposto, i neonati turbo di Roma, le stanze dell’imperatrice

Mitra-tauroctono-5-e1500063792301Torna alle Terme Diocleziano il frammento di Mitra che uccide il toro. Il reperto ricomposto vale 2 milioni di euro

ROMA – La testa del toro, la mano sinistra del dio: è il frammento del Mitra tauroctonos, il grande rilievo di marmo lunense del II-III secolo dopo Cristo conservato a Roma, nella sede delle Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano, recuperato dai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e restituito oggi all’istituto. Il reperto, ora definitivamente ricomposto, ha un valore di mercato stimato in 2 milioni di euro. Il frammento è stato riconsegnato oggi dal generale Fabrizio Parrulli, comandante carabinieri Tpc, alla direttrice del Museo Nazionale Romano, Daniela Porro. A recuperarlo sono stati i militari del nucleo Tpc di Cagliari, nell’ambito di una più ampia attività d’indagine che ha visto il sequestro anche di altri beni culturali in seguito a un controllo amministrativo in un negozio di antiquariato nel cagliaritano. La soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari ha giudicato i reperti sequestrati di sicuro interesse archeologico e riconducibili a maestranze altamente qualificate del II-III secolo dopo Cristo. I carabinieri hanno proseguito le indagini sul web e nella banca dati dei beni culturali sottratti illecitamente, arrivando a identificare, con la sovrapposizione fotografica, uno dei reperti con la parte mancante del Mitra che uccide il toro. Un risultato confermato dalle verifiche realizzate dai laboratori di restauro del Museo nazionale romano. Mentre sono ancora in corso le indagini sulla provenienza dell’altro frammento sequestrato, una persona è stata denunciata per ricettazione. ANSA 14-LUG-17

bambinoAi tempi dell’Impero romano i neonati avevano crescita ‘turbo’. Lo svela uno studio sui denti da latte

MILANO – Ai tempi dell’impero romano i bambini crescevano più rapidamente che al giorno d’oggi: lo rivela l’analisi di 18 denti da latte appartenenti ad altrettanti neonati sepolti nel II secolo dopo Cristo nella necropoli di Velia, vicino Salerno. Lo studio, pubblicato su Plos One, è stato condotto dai biologi dell’università Sapienza in collaborazione con il Museo delle Civiltà di Roma, l’Università di Tolosa III e l’University College di Londra. “I denti sono importanti archivi che racchiudono la storia di un individuo – spiega la prima autrice dello studio, Alessia Nava -. I denti da latte, in particolare, si formano già a partire dal terzo mese di gestazione e per questo possono fornire importanti informazioni sullo sviluppo intrauterino, un momento cruciale della vita che ha inevitabili ricadute sulla salute anche in età adulta”. Per sfruttare questa ‘macchina del tempo’ biologica, i ricercatori hanno esaminato 18 denti incisivi appartenenti ad altrettanti neonati deceduti entro i sei mesi d’età. “I denti si formano per apposizione di strati successivi di smalto, che generano anelli di accrescimento simili a quelli dei tronchi degli alberi. Sezionandoli longitudinalmente – sottolinea Nava – possiamo leggere la loro sequenza, ricavando una cronologia dettagliata al singolo giorno. Possiamo scoprire se la gravidanza è stata disturbata da eventi stressanti, se il bimbo è nato prematuro e perfino se è morto subito dopo la nascita”. I dati ottenuti dalle analisi hanno permesso di sviluppare un modello statistico che permette di calcolare in modo semplificato i tassi medi di crescita dei denti da latte e di stimare la percentuale di nati prematuri nelle popolazioni archeologiche. Confrontando i tassi di crescita media giornaliera con quelli osservabili nei bambini di epoche moderne, emerge a sorpresa che nei bimbi dell’antica Roma lo sviluppo era più variabile ma mediamente più alto. “Ci aspettavamo questa differenza nell’era pre-antibiotica e pre-industriale – ammette la ricercatrice – ma per comprenderne le ragioni serviranno nuovi studi su campioni più ampi”. ANSA 13-LUG-17

 

domusMosaici e dipinti dagli scavi romani a Villamagna a Urbisaglia. Esempio unico di villa rustica in latifondo

URBISAGLIA (MACERATA) – La romana Villamagna svela mosaici e dipinti. Si sono conclusi gli scavi nel sito archeologico inserito nella riserva Abbadia di Fiastra. La villa è un esempio unico a livello nazionale di villa rustica al centro di un grande latifondo. Si sono conclusi gli scavi nel sito archeologico di Villamagna, nel territorio di Urbisaglia condotti da una equipe  Dell’Università di Macerata, diretta da Roberto Perna e composta da tecnici e collaboratori dell’Ateneo, Gilberto Montali, Marzia Giuliodori ed David Sforzini, studenti ed ex studenti. Le ricerche, riavviate quest’anno grazie a una concessione del Ministero dei beni culturali coordinata dal Soprintendente all’archeologia belle arti e paesaggio Carlo Birrozzi e dall’archeologo Giorgio Postrioti, con la collaborazione della Fondazione Giustiniani Bandini, proprietaria dell’area, hanno consentito di riprendere le indagini interrotte da più cinque anni e già avviate all’inizio degli anni 2000 anche in collaborazione con la Fondazione Carima. La villa è un esempio unico a livello nazionale di villa rustica al centro di un grande latifondo, la cui vita, dopo numerose modifiche architettoniche, arriva fino al VI sec. d.C., documentando un modello di gestione del territorio che subentra alla crisi delle città romane e che è estremamente difficile individuare archeologicamente. ANSA 11-LUG-17

 

hannibal-kkpC-U1070913308691lkC-1024x576@LaStampa.itRicercatori sulle tracce di Annibale. Carotaggi nel terreno sul Monviso per trovare sterco elefanti

 SALUZZO (CUNEO) – In questi giorni, e per tre settimane, una spedizione Internazionale, guidata dal geomorfologo e professore emerito della York University di Toronto Bill Mahaney, sta conducendo degli studi tra Pian del Re e il colle delle Traversette, nel cuore del Parco del Monviso. Sta cercando le prove del passaggio di Annibale, il generale Cartaginese che nel 218 a.C. valicò le Alpi con un esercito di 30 mila uomini, 40 mila cavalli e 40 elefanti, dando così il via alla Seconda Guerra Punica contro i Romani. La ricerca del professor Mahaney si svolge effettuando dei carotaggi nel terreno nella speranza di individuare lo strato di terra che corrisponde all’epoca del passaggio dell’esercito, 2.200 anni fa. Si cercano, in particolare, tracce di sterco di elefante. Il professore canadese è convinto che la sua ipotesi abbia valide basi storiche e scientifiche. Nel 2016, la scoperta di un esteso accumulo di sterco equino, proprio nell’area delle Traversette, è risultata compatibile con il passaggio di un grande esercito.  di qualche anno fa, invece, il ritrovamento di un fossile di batterio che vive nello stomaco degli elefanti. Per raccontare lo stato delle loro ricerche, l’equipe internazionale terrà una presentazione a Crissolo venerdì 14 luglio alle 20,45 nella Sala delle Guide. ANSA 10-LUG-17

 

La Domus dei Ritratti a Santa Croce in GerusalemmeEcco le stanze di Elena, la madre di Costantino. A Roma nuove scoperte e restauri.

ROMA – Nuove scoperte nell’area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme all’interno delle Domus costantiniane. Grazie alla nuova indagine della Soprintendenza Speciale di Roma sono emersi tre ambienti finora sconosciuti della Domus dei ritratti, che chiariscono la struttura e le funzioni di questa residenza dei dignitari della corte di Elena, madre dell’imperatore Costantino. La zona della Domus dei ritratti e della Domus della fontana è stata anche interamente restaurata, dando risalto alle murature e ai pavimenti, con i loro preziosi mosaici del IV secolo. La pulitura degli ambienti e le nuove scoperte hanno anche reso più leggibile ai visitatori il complesso residenziale con le sue divisioni e funzioni. Le aperture del comprensorio di Santa Croce in Gerusalemme, su prenotazione, sono previste il primo e terzo sabato di ogni mese (escluso agosto) oltre ad aperture straordinarie estive serali il venerdì (06.39967700, 06.7070221). “Lo scavo archeologico di questo lotto espande lo scavo delle Domus. Sono nient’altro che le residenze dei cortigiani di Elena, madre di Costantino che agli inizi del IV secolo si stanzia a Roma come reggente, mentre il figlio va a Costantinopoli”, ha spiegato il soprintendente Francesco Prosperetti. “Abbiamo messo in luce nuovi ambienti che danno nuove notizie su un ingresso della Domus principale, la Domus dei ritratti. Il restauro inoltre ha permesso di stabilire meglio le divisioni tra le varie stanze”, gli ha fatto eco l’archeologa Anna De Santis. ANSA 07-LUG-17