Il Vir coltiva l’azione nel mondo divenendo persona giusta, in armonia con la società e in concordia con gli Dei. Le quattro Virtù fondamentali
La Tradizione Romana non impone una fede, non richiede di recitare un credo, non prescrive un insieme di comandamenti da seguire sotto la minaccia della dannazione eterna. Non presenta una contrapposizione tra un mondo materiale decaduto ed un paradiso trascendente, o tra corpo e spirito. La Tradizione Romana non contempla due città, come ipotizzato dal filosofo cristiano Agostino, ossia la città terrena della carne e del peccato, contro quella spirituale e divina. Nulla di tutto questo.
La visione romana della realtà è profondamente unitaria, in quanto considera che la spiritualità si manifesta direttamente nella storia. L’atto della fondazione di Roma da parte di Romolo, attraverso la celebrazione del rito etrusco, costituisce la realizzazione dell’ordine divino nel cosmo, alla quale il popolo partecipa attivamente, assumendone gli onori e gli oneri. È l’anno zero del calendario che conta gli anni dalla Fondazione di Roma (ab Urbe conditā).
Chi segue la Via Romana vive con la consapevolezza che la sua azione terrena è anche azione spirituale, senza contraddizione. Ogni aspetto della propria vita, dal lavoro alla famiglia, dalla vita religiosa alla vita pubblica, dallo studio alla bevuta con gli amici, è connesso alla stessa unica realtà immanente. Qui ed ora o, come dicevano i nostri avi, hīc et nunc. Grazie ad una simile visione si è introdotto nella civiltà occidentale il concetto di persona e si è costruito l’avanzato insieme di leggi che regolano le azioni ed i rapporti interpersonali: il Diritto Romano.
La Via Romana è prima di ogni altra cosa un orientamento etico, un intreccio di onori ed oneri, di responsabilità incrociate che si esercitano in ambito familiare, sociale, religioso. La stessa fondazione di Roma è una conseguenza della visione etica raccolta e tramandata come Mōs Maiōrum. Il Mōs Maiōrum ricopre storicamente ogni aspetto in ambito militare, civile, familiare e religioso, ma tutto è una conseguenza dell’etica della persona e della sua ricerca delle virtù, il fondamento dell’ordine cosmico. Chi segue la Via Romana dunque coltiva la propria azione nel mondo – la propria etica – divenendo una persona giusta, in armonia con una società perfetta, in concordia con gli Dei Immortali, per costruire un mondo sotto gli auspici della Pace degli Dei, la Pax Deorum.
In epoca imperiale la filosofia stoica fu romanamente reinterpretata offrendosi come piattaforma ideale della visione cosmica dell’Urbe e dei suoi cittadini, raffinando e ordinando il pensiero etico tramandato attraverso il Mōs Maiōrum. Gli scritti di Lucio Anneo Seneca e dell’imperatore Marco Aurelio esemplificano l’atteggiamento etico del Romano. La principale caratteristica dell’essere umano è la sua partecipazione al “logos”, il Principio Universale che agisce come forza divina, attiva, razionale e ordinante. L’essere umano possiede in sé una parte divina, che gli permette di intendere, di ragionare, di costruire razionalmente, di partecipare all’Intelligenza Cosmica realizzandola nella storia. Il Romano dunque comprende se stesso come una forza ordinante del mondo per concretizzare l’armonia divina sopra il caos e le barbarie. Quest’aspetto vale sia per ogni cittadino, sia per il popolo romano stesso il cui Stato, non a caso, era storicamente un’oasi organizzata e razionale in un mondo caotico.
La felicità umana risiede nel coltivare il logos, vivendo armoniosamente con la divinità, con la natura, con gli altri esseri umani. Le passioni ed i piaceri obnubilano la mente logica e la distolgono dalla sua missione, in quanto un’eccessiva indulgenza in essi intralcia l’azione del Cives Romanus nel mondo. Chi consegue il dominio delle proprie passioni, può usare la razionalità su ogni cosa ed accettare le conseguenze del fato con serenità e lucidità, senza esserne perturbato emotivamente.
Lo stoico fa coincidere il proprio dovere con il proprio volere, grazie alla sua forza interiore. Non esegue la propria missione per mostrarsi agli altri o per una ricompensa, ma lo fa naturalmente e senza forzature per il proprio profondo senso del dovere, grazie alla motivazione che tiene in petto, originata dalla scintilla del logos. L’etica romana ricerca l’ordine cosmico nel presente. Rispettare gli Dei, la Patria, la famiglia, gli amici è vivere secondo l’armonia cosmica, è realizzare il logos o, in una parola, è il Bene. Invece tutto ciò che si oppone a questo ordine, causato dalle passioni non temperate, dagli eccessi di ricchezza, dagli abusi di ogni tipo, dagli egoismi di un individualismo eccessivo, è Male. Nell’etica romana traspare quindi la profonda visione unitaria dell’esistenza dove tutto – l’individuo, la sua famiglia, la sua gente, la sua città, il suo stato, ma anche la natura, le piante, gli astri, lo stesso pensiero, fino alle parti più remote del cosmo – è divinamente connesso, in piena sintonia con l’immanentismo del qui ed ora e con l’aspetto panteistico della religione romana.
Nella ricerca del Bene, il Romano esercita le virtù, punti di riferimento per l’esercizio quotidiano dell’etica. Per brevità, citiamo quattro virtù che possono essere intese come i punti cardinali del sistema etico. La prima, la virtù di tutte le virtù, è la Sapientia (sapienza), intesa come capacità di essere connessi con il proprio logos, usare la propria razionalità in sintonia con l’Intelletto Cosmico, essere consapevoli della propria missione nel mondo. Una donna o un uomo privi della consapevolezza della propria scintilla divina non si curano del Bene e non partecipano alla missione del logos nel mondo.
Quando la Sapientia svela l’azione del Logos, le paure irrazionali svaniscono e la persona si rafforza nelle proprie convinzioni, esercitando così la Fortitudo (forza). La Fortitudo è la fermezza del proposito, l’attaccamento al proprio obiettivo ad ogni costo. A poco vale il sapiente se non sa esercitare fermezza sui propositi prefissati. La Fortitudo è sicuramente una delle grandi virtù romane, un pilastro nella costruzione dell’Urbe.
La terza virtù cardinale è la Temperantia, che non si riferisce solo alla frugalità stoica, alla morigerazione e all’evitare di indugiare nei piaceri, ma anche all’armonizzazione della forza con la sapienza. La temperanza amalgama armoniosamente le due virtù anteriori, donando la capacità del confronto politico ed il giusto tono nelle situazioni reali.
Infine si presenta come virtù cardinale la Iustitia (giustizia), intesa come l’applicazione in ambito sociale delle tre virtù precedenti, in famiglia, tra amici, nella società, nella Res Publica. Il senso di giustizia è qualcosa di insito nel logos delle persone e si è manifestato nel Diritto Romano e nelle leggi che regolano i rapporti tra soggetti diversi. Nel contesto religioso, il rapporto con gli Dei è chiamato Pietas. Il Romano si pone di fronte al proprio Lararium a testa alta in una relazione di reciprocità, instaurando e coltivando un rapporto con i propri antenati, con il proprio genio e con gli Dei immortali.
In conclusione l’etica romana nasce dalla vera fonte di ciò che ci rende umani, il logos, per la realizzazione di un mondo giusto in armonia con il divino, la natura, la famiglia, la società: non domani, non in un ipotetico tempo futuro o in un’altra improbabile dimensione. La romanità è qui ed ora.
Mario Basile
2 pensieri riguardo “La Via Romana è innanzitutto un orientamento etico”
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