Da febbraio sono riconosciuti in Italia i riti buddisti e induisti. Un monito per il mondo pagano romano-italico

Il 1° febbraio 2013 entra in vigore l’intesa nazionale con le Comunità buddiste (Ubi) e induiste (Uii) d’Italia, approvata dal Parlamento. Dal 1° febbraio, cioè, buddisti e induisti sono autorizzati a costruire templi, aprire scuole e università teologiche, lanciare televisioni, assistere spiritualmente malati negli ospedali e detenuti in carcere, vedersi riconosciute feste sul calendario nazionale italiano, scegliere procedure particolari per la sepoltura, avere spazi riservati nei cimiteri e, dal 2016, accedere anche al riparto dell’8 per mille dell’Irpef.

I buddisti e gli induisti italiani superano i duecentomila praticanti.  Tra le confessioni non cristiane sono già in vigore in Italia accordi con le Comunità ebraiche (1989) e con i Mormoni (2012).

Il Movimento Tradizionale Romano saluta con favore questo riconoscimento che rappresenta una vittoria della laicità dello Stato sul confessionalismo (oltretutto riconosciuta in Costituzione, art. 8) ed auspica che nel futuro prossimo anche il mondo pagano Romano-Italico, grazie alla vitalità di chi e fa parte, possa divenire sempre più attrattivo in spirito e conseguire la pertinacia di lavorare all’obiettivo comune di veder riconosciute – in ambito privatistico – le proprie specificità religiose che nulla hanno ad invidiare alle spiritualità allogene avallate dal Parlamento italiano.