Il Movimento Tradizionale Romano, attualità e storia

 

Tempio di Giove sul Campidoglio (ricostruzione a colori)

«Pagani sono tutti coloro che dicono sì alla vita, coloro per i quali “Dio” è la parola per il grande sì a tutte le cose»
Friedrich Nietzsche

 

CHI SIAMO  

(in breve)

Siamo una piccola e solida comunità spirituale,  il Movimento Tradizionale Romano, che coltiva la Religione Gentile romano-italica. Questa tradizione per noi è una dimora comune di spirito, vissuto, lingua, costume e paesaggio. Una casa insomma, che ricuce un legame mai morto e che ci lega l’un l’altro come in cordata.

Non è la religione dei nostri genitori, ma dei nostri avi, attraverso cui recuperare la freschezza delle radici.

Non abbiamo fatto una scelta al market dello spirito e non si tratta di libera adozione di un credo.

E’ la tradizione che, in un certo senso, ci ha scelto.

Negli anni, in momenti diversi, è affiorato in tutti noi un “ricordo” che ci ha spinto a vedere le cose in modo diverso. Sono come fiammate che ti accendono dentro la bellezza di “ora-come-allora”: penso che abbiano agito in noi sia la necessità, sia la memoria.

Così ci siamo ritrovati. E abbiamo recuperato una profondità spirituale, dimenticata dai più, che teniamo viva celebrando ritualmente, in coerenza con i testi classici, le feste dell’antico calendario romano – che è poi il calendario che fissò Giulio Cesare e che oggi scandisce il tempo nel mondo e ha i nomi di divinità romane nei mesi e nei giorni.

COSA FACCIAMO  

(in breve)

Intanto cosa non facciamo: non facciamo archeologia, né riti strani o esotici, né sacrifichiamo con animali, ma con incenso, farro o vino. Inoltre, non pratichiamo il culto pubblico, ma il rito privato romano. Il culto pubblico era quel ramo dell’Amministrazione romana dedicato al benessere dello Stato ed era svolto da alti funzionari che erano anche sacerdoti – il pontefice massimo era l’imperatore. Qualcosa di simile accade con lo Shintoismo in Giappone. Lo Stato romano non esiste più, quindi solo il rito privato è oggi possibile.

Il rito privato è rivolto al benessere delle persone, delle famiglie allargate come la nostra, e, soprattutto, tiene acceso il fuoco della tradizione di Roma; non conferisce poteri magici, ma tende a far vivere in pace con gli dèi; in latino pax deorum hominumque. Noi celebriamo in maniera sobria, senza segreti. Tutto è molto semplice: bastano scrupolo, purità dell’esecutore e del luogo e rispetto dei testi tramandati. Nell’azione dell’offerta, ad esempio, l’incenso che bruciamo è l’energia che sorregge il viaggio della mente nell’invisibile: qui c’è il significato del rito.

La tradizione romana ti restituisce dignità e libertà verso il sacro: non c’è devozione passiva. Tu sei il sacerdote di te stesso, sei in piedi, all’incrocio dei quattro punti cardinali, sull’asse tra cielo e terra, e sei responsabile del rapporto col divino, con le potenze nella natura. L’azione spirituale che eserciti è innanzitutto rivolta verso te stesso, verso la parte caotica che ti si agita dentro. L’usarla ti porta armonia e ordine. I nostri riti sono il sì alla vita.

Pertanto celebriamo da anni, comunitariamente e sistematicamente, le Calende-primo giorno del mese; le Idi-plenilunio di metà mese; il 1° marzo-Capodanno sacro; le Idi di marzo in memoria di Cesare; il Natale di Roma del 21 aprile; i Solstizi d’estate e d’inverno, la Triade Capitolina il 13 settembre, i Saturnali di dicembre, Il Natale del Sole invincibile il 25 dicembre.

Inoltre dedichiamo buona parte del nostro tempo allo studio delle fonti classiche e alla divulgazione, attraverso questo portale, saturniatellus.com.

LA RELIGIONE GENTILE ROMANO-ITALICA

La Religione Gentile Romano-Italica, denominata anche Via Romana agli Dei, Tradizione romano-italica, Politeismo romano, Paganesimo romano, Religione etnica o dei nativi, è dunque la riproposizione moderna del culto degli Dèi nell’antico mondo romano. Oggi questo culto è praticato in Italia da alcune centinaia di persone riunite in una pluralità di associazioni, cui va aggiunto un numero imprecisato di solitari che non aderiscono a nessun gruppo o si pongono come semplici simpatizzanti . Piccolissimi gruppi esistono anche in altri paesi europei e una presenza più consistente si registra in Nord America.

L’uomo che pratica oggi il culto romano-italico “rifugge dagli estremi, è uomo di sintesi, pragmatico, che accoglie e modula sulle proprie frequenze apporti esterni nel rispetto dell’alterità, ma nella consapevolezza della propria unicità. Centrato su se stesso – sottomesse le componenti soggettive spurie, ricombinate in una struttura superiore, elevatosi al piano in cui gli Dèi sorridono del sorriso dell’Apollo veiente e i Padri mostrano la tagliente inesorabilità catoniana – domina il caos proiettando nel mondo la funzione ordinatrice che gli è naturale. L’evasione non gli appartiene, la passività gli è estranea, la lunarità è trasfigurata; alieno tanto alle mollezze e al dinamismo dispersivo, trova nei grandi antenati romani gli exempla cui conformare il proprio agire”.

IL CULTO

La religiosità romana è pertanto di tipo politeista (alcuni gruppi pongono anche l’accento sull’unità di fondo del Divino, di cui la molteplicità sarebbe espressione) ed oggi è coltivata esclusivamente in ambito privato (singolarmente, familiarmente e/o comunitariamente).

A tal fine ricordiamo la nota classificazione composta alla fine della Repubblica o nei primi anni del Principato da un anonimo – già dal Reitzenstein nel 1887 identificato con buona plausibilità in Ateio Capitone e riportata da Festo (publica sacra, 284 L.=fr. 70 Suppl. Strzel.): «publica sacra, quae publico sumptu pro populo fiunt, quaeque pro montibus, pagis, curis, sacellis; at privata, quae pro singulis hominibus, familiis, gentibus fiunt».

Essendo, infatti, l’antica religione di Roma una religione dello Stato, il culto pubblico in senso stretto è al momento impraticabile in quanto legato alla Res Publica Romana. Il concetto fondante del culto pubblico è la Pax Deorum (hominumque), cioè il patto tra gli Dèi e la comunità umana giuridicamente stabilito. Questo concetto, trasferito in ambito privato, designa il patto non scritto tra il/i praticante/i e le proprie divinità, patto che viene stabilito e mantenuto attraverso il culto.

Il culto segue l’antico Calendario romano ed ha un suo modello sacrale tradizionale prestabilito; la differenza più importante con la pratica antica è che il sacrificio cruento non viene praticato e gli Dèi vengono onorati solo con offerte di profumi, di vegetali, di vino, di vivande.

Ogni individuo adulto è sacerdote di sé stesso e venera anzitutto il proprio Genio (o la propria Iuno, nel caso delle donne), i Lari familiari e i Penati, le divinità che considera protettrici di sé o della propria famiglia e comunità; in secondo luogo le varie divinità alle quali sono consacrate le festività dell’anno calendariale.

Le occasioni rituali importanti, i momenti di passaggio della vita (nascita, pubertà, matrimonio, morte); le ordinarie festività dell’anno romano (es. Capodanno, Idi di Marzo, Natali di Roma, Triade Capitolina, Saturnali), i cardini del mese (Calende e Idi) e i Solstizi sono per lo più celebrati comunitariamente.

IL CULTO NEI TEMPI MODERNI: LE DIVERSE REALTA’ ASSOCIATIVE

Giacomo Boni
Giacomo Boni

All’interno dell’attuale ambiente pagano romano è presente l’idea che dopo l’interruzione della Pax Deorum, che si ebbe con l’abolizione del culto pubblico e con le leggi di Teodosio (fine del IV secolo) che proibivano anche il culto privato, la tradizione cultuale romana in realtà non sia mai venuta meno, ma si sia conservata all’interno di alcune importanti famiglie che la hanno segretamente tramandata fino ad oggi, costituendo così un centro sacrale occulto, che in certi periodi favorevoli della storia avrebbe avuto una maggiore trasparenza ed influenza nella realtà italiana.

La circostanza storicamente più esplicita e significativa, è quella che vede sorgere a Roma, intorno alla metà del Quattrocento, l’Accademia Romana di Pomponio Leto, di cui è nota la celebrazione rituale del 21 aprile (Natale di Roma) e, per l’evidenza archeologica di alcune iscrizioni scoperte nell’Ottocento, la restaurazione del pontificato massimo pagano, detenuto dal Leto stesso. Tale Accademia fu sciolta da papa Paolo II nel 1468 e i suoi membri incarcerati o perseguitati.

Tra Ottocento e Novecento il tentativo di proporre l’adozione di alcune forme rituali pagano-romane al nuovo Stato nazionale, libero dall’oppressione clericale, sarà tentato dall’archeologo Giacomo Boni (ara graminea sul Palatino, ludus Troiae ecc.) e da ambienti esoterici della Capitale, culminando nel 1923 nella consegna di un fascio rituale a Mussolini e nella sacra rappresentazione pubblica della tragedia “Rumon”.

Il primo «manifesto» pagano, in senso romano-italico, dell’Italia contemporanea si può ritenere l’articolo “Imperialismo Pagano”, pubblicato dall’esoterista Arturo Reghini sulla rivista La Salamandra nel 1914. Discepolo del maestro pitagorico Amedeo Armentano – esponente di una catena iniziatica pagana che si voleva giunta fino ai tempi moderni dall’antichità -, Reghini darà vita dopo la prima guerra mondiale alle riviste esoteriche Atanòr (1924) e Ignis (1925), nelle quali verrà riproposto al fascismo l’obiettivo di realizzare l'”imperialismo pagano” già in precedenza teorizzato.

Nel 1927 lo stesso Reghini, con il giovane filosofo ed esoterista Julius Evola, dà vita a Roma ad una catena magica, il «Gruppo di Ur», e alla corrispondente rivista Ur (1927-1928). Su Ur, nel 1928, sempre Reghini, con lo pseudonimo Pietro Negri, pubblica il saggio Della tradizione occidentale, che può essere considerato il manifesto novecentesco della spiritualità iniziatica romano-pagana, così come l’articolo Imperialismo Pagano dello stesso Reghini (riproposto su Atanòr nel 1924), insieme al più noto libro dallo stesso titolo pubblicato da Evola nel 1929 al fine di contrastare il Concordato mussoliniano tra Stato e Chiesa, vanno considerati i manifesti novecenteschi del paganesimo politico italiano.

Roberto Incardona e Salvatore Ruta
Roberto Incardona e Salvatore Ruta

Spezzatosi alla fine del 1928 il sodalizio Evola-Reghini, il primo continuerà nel 1929 la rivista Ur col nome Krur. Su Krur apparirà un misterioso documento, proveniente da ambienti ermetici di Roma e firmato con lo ieronimo Ekatlos (su chi si celasse dietro questa firma vi sono oggi ipotesi contrastanti), contenente l’esplicita affermazione che la vittoria italiana nella prima guerra mondiale e l’avvento successivo del fascismo sarebbero stati propiziati, se non determinati, da alcuni riti pagani etrusco-romani.

Il richiamo pubblico alla spiritualità precristiana di Roma, negli anni successivi, fino alla fine del fascismo, sarà opera pressoché unicamente di Julius Evola. E da ambienti giovanili ruotanti attorno al filosofo romano riemergerà, alle soglie degli anni settanta, un interesse “operativo” per la Romanità pagana e per la stessa esperienza del Gruppo di Ur.

A Roma, Napoli e Messina nasce e si sviluppa il Gruppo dei Dioscuri, di cui si perdono presto le tracce visibili e del quale Evola stesso era a conoscenza. Il “fuoco” acceso dal fondatore Franco Mazzi alla nascita dei Dioscuri in Roma non fu più spento e sin dagli anni Sessanta il Gruppo ha operato a Roma, oltre che in Campania, in Sicilia e in altre regioni. Il Gruppo – ancora esistente in Italia – nel corso degli anni si è reso manifesto solo con essenziali memorie documentali, quali la pubblicazione di una serie di quattro fascicoli dal titolo: “L’Impeto della vera cultura”, “Le due Razze”, “Phersu maschera del Nume” e “Rivoluzione Tradizionale e Sovversione” e, recentemente, il volume “I Dioscuri – La perenne linea porpora”.

Un vivo interesse per la religione prisca di Roma emerge presto anche nella rivista evoliana Arthos (fondata a Genova nel 1972), diretta da Renato del Ponte, cui si devono libri autorevoli come Dei e miti italici (1985) e La religione dei Romani (1993), mentre l’eredità dei Dioscuri messinesi nel 1984 è in parte convogliata nel Gruppo Arx di Salvatore Ruta, già componente del Gruppo dei Dioscuri di Messina, e nella pubblicazione del trimestrale La Cittadella.

Salvatore Ruta e Daniele Liotta
Salvatore Ruta e Daniele Liotta

Dal 1984 al 1986, tra Calabria e Sicilia, si rimanifesta anche l’Associazione Pitagorica – «lo stesso sodalizio fondato da Arturo Reghini nel dicembre del 1923» venne esplicitato dai suoi portavoce – che pubblica la rivista Yghìeia. L’Associazione cessa ufficialmente di esistere nel 1988 con la morte del suo presidente, Sebastiano Recupero. Uno dei membri, Roberto Sestito, darà poi vita ad autonome attività editoriali, dalla rivista Ignis (1990-1992) all’omonima casa editrice (nel 2000 uscì anche il bollettino Il flauto di Pan): il tema religioso e rituale pagano-romano però, malgrado certe dichiarazioni di principio, in tali attività è pressoché assente. Altri membri dell’Associazione Pitagorica, come Gennaro D’Uva, hanno collaborato con “La Cittadella”.

Tra il 1979 e il 1989, la casa editrice genovese Il Basilisco, in una Collana di Studi Pagani, pubblica una trentina di opere di argomento pagano, tra cui: Simmaco, Relazione sull’altare della Vittoria; Porfirio, Lettera ad Anebo; Giamblico, I Misteri; Proclo, Elementi di teologia; De Angelis, Il nome arcano di Roma, Giuliano Imperatore, Inno alla Madre degli Dei, Giandomenico Casalino, Il nome segreto di Roma. Tra i collaboratori: Renato del Ponte, Diego Meldi, Giandomenico Casalino, Glauco Berrettoni.

Il tema della Tradizione Romana è stato presente anche nella rivista Politica Romana 1994-2007 dell’Associazione “Senatus” di Piero Fenili e Marco Baistrocchi. Pubblicazione di livello culturale, considerata da molti rivista romano-pagana, pitagorica e “reghiniana”.

Altra realtà romano-pagana significativa dal punto di vista pubblico è l’Associazione Romània Quirites, guidata da Loris Viola e con sede a Forlì. Nata agli inizi degli anni novanta e partecipe della fondazione rituale del MTR nel 1992, si è resa autonoma dal 1998 per divergenze di carattere non tanto cultuale quanto ideologico-organizzativo.

La realtà più longeva, per lo meno in termini “pubblici”, del paganesimo romano-italico è comunque oggi quella del Movimento Tradizionale Romano (M.T.R.), attualmente presieduto da Daniele Liotta, che ha un suo specifico profilo culturale e religioso e si richiama ritualmente ai soli culti della Romanità, non senza un interesse metafisico verso il neoplatonismo.

FOCUS SUL MOVIMENTO TRADIZIONALE ROMANO

Un passo indietro, alle origini.

Il M.T.R. fu concepito a metà degli anni ottanta da Salvatore Ruta (Arx di Messina), Renato del Ponte (rivista Arthos di Genova poi Pontremoli) e Roberto Incardona (Centro Studi Tradizionali di Trabia, in provincia di Palermo, da cui proviene pure Daniele Liotta.

Premesse alla sua nascita furono una manifestazione pubblica e un convegno di studi organizzati dalla rivista Arthos il 1° marzo (inizio dell’anno sacro romano) 1981 a Cortona (patria di Dardano) e che videro riuniti i diversi gruppi di tradizione romana presenti in Italia. “Da Cortona, Omphalos d’Italia – scrisse Arthos – parte l’invito a riscoprire la propria autentica ed unica tradizione, quella italica, romana e classica, la quale sola, di contro ai tristi esotismi ed agli ambigui spiritualismi di moda, può offrire occasione di riscatto e vittoria nella nuova barbarie dei tempi”.

Salvatore Ruta, Anna Lucarelli, Daniele Liotta e Fulvio di Noia
Salvatore Ruta, Anna Lucarelli, Daniele Liotta e Fulvio di Noia

Seguì un secondo Convegno, a Messina, nel dicembre dello stesso anno, dedicato a “Il Sacro in Virgilio”. Fra il 1985 e il 1988 si tennero in Sicilia altri tre incontri (chiamati I, II e III Conventum Italicum), cui partecipano i rappresentanti di tre comunità convergenti in quella che verrà chiamata la “Via Romana agli Dei”. Tre le componenti che, volendo semplificare, danno rilievo, rispettivamente, alla Tradizione Romana Prisca (cioè quella precedente le guerre puniche), alla Dottrina metafisica della tradizione greco-romana (con attenzione al neoplatonismo e al mondo “misterico”), alla scrupolosità tecnica dell’Operatività rituale come cardine di un’attività di armonizzazione ed integrazione della personalità.

Al termine di questi incontri nel 1988 nacque il centro spirituale Movimento Tradizionalista Romano che, definendosi non politico, riunì i gruppi che proponevano in Italia la “Via Romana”.

Lo stesso anno editò l’importante volumetto “Sul problema di una Tradizione romana nel tempo attuale”.

Il M.T.R. venne organizzato in gruppi (Gentes), aventi a capo un Pater. Le Gentes principali che formarono nel corso del tempo il M.T.R. furono, da nord a sud: la Pico-Martia, tosco-ligure (Pater Renato del Ponte), la Apollinaris, romagnola (Pater Loris Viola), la Iulia Primigenia di Roma e del Lazio (Pater Daniele Liotta), la Castoria, siculo-occidentale e calabra (Pater Roberto Incardona), l’Aurelia, siculo-orientale e veneta (Pater Salvatore Ruta, poi Sandro Consolato).

Nel 1992 si celebrò a Forlì il IV Conventum italicum presso la sede dell’Associazione Romània Quirites (entrata a far parte del Movimento nel 1991 e poi fuoriuscitane nel 1998). Il Conventum decise di affiancare al M.T.R. (struttura federativa) una Curia Romana Patrum (C.R.P.) con compiti d’indirizzo dottrinale e rituale. I Pater di ogni Gens convergevano nella citata Curia; tra questi veniva eletto annualmente un Magister o Princeps (fino al 2001 fu Salvatore Ruta) e un Promagister, guide spirituali dell’intero Movimento e incaricati della sorveglianza e della correttezza dei riti e del Mos.

Frutti di queste decisioni furono anche la preparazione di un Kalendarium comune, che indicava le date essenziali per le celebrazioni cultuali comunitarie e personali, e la celebrazioni di matrimoni  secondo le linee dell’antica confarreatio o “comunione del farro”, la cui riattualizzazione rituale era implicita già nelle idee espresse da Giacomo Boni agli inizi del Novecento sul rinnovamento romano della famiglia italiana.

Nel 1993 venne pubblicato il “Manifesto del Movimento Tradizionalista Romano”, destinato a farne conoscere gli “orientamenti per i tempi a venire” in ambito non solo religioso. Nello stesso periodo le Gentes si costituirono in associazioni culturali riconosciute, sotto esplicita indicazione del Princeps Salvatore Ruta.

Nel 1998 il centro spirituale cambiò nome in Movimento Tradizionale Romano – M.T.R.

Nel 2001 l’organo di comunicazione del Movimento, nonché di diffusione e di approfondimento culturale sui temi della religiosità romano-italica, divenne la “La Cittadella”, rivista di studi tradizionali fondata nel 1984 da Ruta. Sino ad allora diffusa in ambito limitato, la rivista nella sua “Seconda serie”, grazie all’impegno del gruppo romano, ricevette un sostanzioso incremento di abbonati, che si contavano a centinaia.

Sul fronte cultuale, tra le Gentes, si andava distinguendo la Iulia-Primigenia la quale, sin dal suo ingresso nel M.T.R. tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, promosse con costanza e sistematicità del culto della Pietas, con incontri settimanali, celebrazione delle festività principali dell’antico Calendario Romano e l’organizzazione di attività di proiezione esterna di carattere culturale. La sua residenza (ritualmente inaugurata in Via Bezzecca 1/d a Roma il 1° marzo 2007) è stata l’unica sede nazionale/Tempio del Movimento, ove celebrare i culti e organizzare i convegni.

In occasione della morte di Ruta, avvenuta il 30 giugno 2002, le figlie acconsentirono alla celebrazione delle esequie con rituale romano pagano.

Il rito fu svolto da rappresentanti della Gens di Palermo (Roberto Incardona) e della Gens Iulia Primigenia di Roma (Anna Lucarelli e Daniele Liotta); quest’ultimo donò la moneta d’argento per pagare il viaggio a Caronte (fatta coniare da Ruta con il volto bifronte di Giano).

Alcuni anni dopo la morte di Ruta iniziarono contrasti interni al Movimento che ne hanno asciugato la composizione e ridotto le Gentes.

Frizioni dovute alla gestione personalistica impressa a La Cittadella dal suo direttore (Consolato) spinsero al distacco, dalla Gens Aurelia, della sua componente veneta e all’abbandono di un fondatore, Roberto Incardona. Inoltre, dopo un congresso internazionale delle religioni etniche (WCER) tenutosi in India nel 2009 venne estromesso dal Movimento, per volontà unanime degli appartenenti alla Gens romana, Serafino Di Luia, da poco cooptato.

Di lì a breve seguirono le dimissioni di Sandro Consolato (che dichiarò il suo ritiro a vita privata e la chiusura della Gens Castoria di Messina), mentre ulteriori dissidi condussero all’allontanamento di Renato Del Ponte (Gens Pico-Martia) e di alcuni membri della comunità romana.

Anche la rivista La Cittadella esaurì il suo percorso. Nei suoi ultimi anni di vita, dal 2009 al 2011, non è più stata l’organo dell’M.T.R. in quanto editata senza titolo da Consolato. Successivamente, con sentenza del Tribunale di Roma, la proprietà testata è tornata nella titolarità delle eredi di Ruta (su queste pagine, tuttavia, pubblichiamo periodicamente estratti ed articoli della Prima serie 1984/1999).

Eugenio Nechkasov, presidente di Askr Svarte, è il terzo da destra
Alcuni sodali del M.T.R. nella sede di Via Bezzecca a Roma 

Superati questi momenti difficili e con la ferma volontà di continuare a testimoniare nei tempi attuali la continuità e la viva presenza della Tradizione Romano-Italica, a partire dal 2009 il centro spirituale Movimento Tradizionale Romano si è riorganizzato al suo interno.

Ha pertanto rinnovato l’assetto, facendo perno sui sodali della Gens Iulia Primigenia, si è dotato di un nuovo statuto, ha acquisito numerosi nuovi soci, ha aperto a valenti collaboratori e ha rilanciato le presenze e proiezioni esterne, continuando l’attività cultuale, che non è mai stata tralasciata.

Inoltre ha rivoluzionato e strutturato il portale web di comunicazione/informazione, www.saturniatellus.com, che ora è la sua voce ufficiale ed una apprezzata e strutturata testata giornalistica (registrata al Tribunale di Roma), baluardo ed espressione della Tradizione Romano-Italica e della Religione Romana Gentile.

Dal 2021 il M.T.R. è anche Associazione di Promozione Sociale/Associazione del Terzo settore.

Sul fronte internazionale va registrato che già nel 2005 il Movimento Tradizionale Romano entrò a far parte del WCER (World Congress of Ethnic Religions), successivamente ECER (European Congress of Ethnic Religions). In veste di membro italiano, il M.T.R. ha partecipato, tramite la Gens Julia Primigenia, ai congressi internazionali dei rappresentanti delle religioni etniche tenutisi in Grecia, in Lettonia, in India, in Polonia, in Lituania, in Cechia, sino alle ultime assise del 2018 in Italia, organizzate direttamente dal M.T.R. a Roma. Successivamente l’ECER non ha più organizzato congressi e/o incontri.

Il resto è la cronaca dell’operatività rituale e delle attività di studio e ricerca dottrinale sulle fonti del culto, di elaborazione contenutistica, di indagine, editoriali, convegnistiche e di proiezione esterna di diversa natura  che potete leggere recensite su queste pagine.

P.C.

Un pensiero riguardo “Il Movimento Tradizionale Romano, attualità e storia

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