Il Rex Sacrorum: sacerdote di Giano e primo nel collegio dei Pontefici

Flamine

Il Rex Sacrorum, Re dei Sacrifici, detto anche Rex Sacríficulus  (Livio) e Rex Sacrificus (Festo) è quello, tra i componenti il Collegio Pontificale romano, meno definito, nelle sue funzioni e nei suoi compiti, dagli Autori classici dai quali si trae solitamente ogni notizia sul sacerdozio romano. Senonché si verifica, adesso, i1 paradosso per cui grazie a studiosi coree M. Eliade e R. Bloch, che hanno accolto il metodo comparativo proposto da G. Dumezil, sappiamo sulla religione romana prisca, originaria, più di quanto, probabilmente, ne sapessero i Romani dei tempi di Cesare.

Il Turchi (“La religione di Roma antica”, Cappelli, 1939) afferma, sommariamente, che “il Rex Sacrorum compie, in epoca repubblicana, talune cerimonie religiose che in epoca regia erano di esclusiva pertinenza del re”. Del Re dei Sacrifici, si dice, ordinariamente, che è cooptato dal Pontefice Massimo fra tre, candidati designati dal Collegio Pontificale, che la sua carica è a vita e comporta qualificazioni ed obblighi particolari: dev’essere patrizio, nato da matrimonio sacro (confarreato), non può esercitare altra magistratura, deve sposarsi con matrimonio confarreato, deve evitare, nei giorni feriati, di veder uomini ai lavoro, ecc. Sua moglie prende il titolo di “regina”, sua casa è la “Reggia” anche se, in effetti, non ci abita.

Primo nelle precedenze del Collegio Pontificale

Allo scopo di precisare il significato del Rex  Sacrorum, sarà necessario porre insieme le tessere polimateriche d’un mosaico, le prime delle quali le trarremo dalla composizione della gerarchia sacerdotale romana, tramandataci da Livio: “Massimo è considerato il Rex, poi viene Flamen Dialis, dopo di lui il Martialis, in quarto luogo il Quirinalis, in quinto il Pontifex Maximius; i1 Re perché è dl più potente; il Dialis perché è il sacerdote dell’universo, detto Dium; i1 Marziale perché Mars è il padre fondatore di Roma; il Quirinalis perché Quirinus fu chiamato da Cures per essere associato all’impero romano; il Pontefice Massimo perché è il giudice e l’arbitro delle cose divine e umane.

Il Re dei Sacrifici, primo nelle precedenze del Collegio Pontificale, è massimo tra i suoi colleghi ed, in quanto Re, è il più potente. Tutte qualificazioni che conservano il senso della più alta regalità.

giano-bifronteSacerdote di Giano

L’asserzione che il Rex Sacrorum sia il sacerdote speciale di Giano è ritenuta eccessiva dal Dumezil, i1 quale sostiene che lo è limitatamente ad un aspetto: quello in cui il Dio “apre il tempo”. E però la stessa vasta documentazione da lui raccolta ed esposta nell’opera citata, vista alla luce del mito e della teoria del Dio (cfr. il nostro Giano, Teoria e Pratica) nonché del simbolismo inerente (v. Guénon), suffraga la nostra tesi, quella tradizionale del Rex Sacrorum, sacerdote particolare del Bifronte.

 Non dimentichiamo che mito e teoria di Giano erano stati dimenticati talché Ovidio, per spiegare il dio (Pasti) deve ricorrere alla teogonia e alla mitologia greche. Ciò malgrado il significato del Rex, nel suo aspetto di sacerdote di Giano, è evidenziato da fatti rituali: il primo giorno di ogni mese dell’ anno (calende), assistito da uno dei pontefici minori, sacrificava a Giano (contemporaneamente, la Regina sacrificava a Giunone, cui le calende erano dedicate); alle Agonali di gennaio offriva un montone nero nella Regia, nella quale ricorrendo l’Equirria vengono portati i trofei del cavallo sacrificato a Marte; ha un rapporto particolare con le Vestali, da lui ricevute nella Regia, e viene da quelle esortato con le parole: “Vigilasne, Rex? Vigila”. Nella Regia, la “Casa del Re”, si noti bene, si praticavano riti alla più antica triade romana: Giove, Marte, Ops.

Considerare il Rex come un sacerdote “part time” del Dio, questo sì, ci sembra eccessivo, anche perché i fatti cultuali inerenti non si svolgevano soltanto nella Regia ma anche nel tempio del Foro, in quello del Foro Olitorium e, presumibilmente, anche sul colle Gianicolo, che era il luogo sacro a Giano già prima del la fondazione della stessa Roma.

Dato che le fonti romane (cfr. Macrobio, I Saturnali, vera enciclopedia del sacro in Roma) non parlano di altri sacerdoti di Giano (riconosciuto da Dumezil come “Dio di tutti gli inizi”, nel tempo, nello spazio, nell’essere) viene confermala la specializzazione del Rex.

Il collegamento con la più antica triade divina

Abbiamo posto in evidenza il rapporto del Rex con le Vestali (custodi del fuoco e del Penus di Roma), dalle quali viene incitato a vigilare come fosse l’immagine fisica di Marte che, nel suo tempio, era incitato con le stesse parole: “Mars vigila!”. E’ adombrata quindi, nel Re dei Sacrifici una funzione guerriera; ma è collegato, altresì, alla funzione giuridica religiosa presieduta da Giove (Re degli Dei, Maximus come il Re) ed a quella presieduta da Ops, dea agreste dell’abbondanza, sostituita nel tempo, prima da Quirino e poi da Minerva.

Nella Regia, perciò, non solo si ricorda, ma si mantiene in vita ritualmente la più antica triade, quella che esprime le tre funzioni proprie del re, il quale già nella tradizione italica, espressione di quella indoeuropea, assicurava la pace tra gli dei e gli uomini, la difesa armata della pace e dell’ordine, la prosperità (cfr. Dumezil, Juppiter, Mars, Quirinus, Einaudi,1955).

Rapporti del Rex col Flamen Dialis e col Pontifex Maximus

 Nell’ambito della più antica tradizione indoeuropea, ed in particolare irlandese e vedica, è noto il rap porto intercorrente tra il re ed il suo sacerdote. Il Dumezil dimostra ampiamente come, nella Roma arcaica, al Rex corrispondesse il Flamen Dialis così come al raj vedico corrispondeva il suo brahman ed al rig celtico il suo driudo.

In quanto sacerdote del Re il Dialis, che è il sacerdote di Giove, sul piano pratico ne ha tutte le prerogative e i relativi obblighi., l’osservanza dei quali avrebbe impedito al re di esercitare direttamente il potere.

Il Diale è quotidie feriatus, cioè quotidianamente in condizione di parità rituale e per questo interessa più per quel che rappresenta che per la sua azione cultuale. Come alter ego religioso del Re, ha il privilegio di sede re nella sella curale; è l’unico tra i Romani ad essere escluso dal giuramento; sospende per sua stessa essenza l’esecuzione delle pene; su di sé non porta nodi, né anelli che non siano tagliati; non deve vedere soldati adunati fuori del pomerio; non può montare a cavallo; essendo quotidie feriatus per lui nessun giorno è profano; sia di giorno che di notte indossa, almeno in parte, gli abiti propri della sua magistratura; nella sua casa non può prendersi altro fuoco che quello sacro; vicino al letto tiene un cofanetto con i dolci sacri; deve es ser sposato con rito confarreato e lo stesso obbligo hanno i suoi congiunti; deve fuggire il contatto con ciò che è morto: dai cadaveri alla carne cruda; non sveste la tunica se non in luoghi coperti; non può togliersi all’aperto il copricapo, detto Apex; non deve allontanarsi da Roma; i piedi del suo letto sono spalmati con fango sempre rinnovato; può astenersi dal coricarsi nel suo letto per un massimo di tre dì; deve farsi tagliare i capelli da un uomo libero; non può mangiare farina lievitata; siede di diritto in Senato; ha un suo proprio littore; alla morte della moglie decade dal flaminato, ecc.

Sol (frontone Ostia antica)La moglie del Diale prende il titolo di Flaminica Dialis, deve vestir sempre di lana, usare calzari fatti di pelli di animali sacrificati, portare i capelli raccolti a crocchia sulla sommità del capo e legati con un nastro rosso, non può salire per una scala che abbia più di tre gradini a meno che non fosse di quelle chiuse ai lati.

Già l’elenco parziale degli obblighi nascenti dalla carica di Flamine Diale fa pensare a questo magistrato religioso come ad un “Dio in veste umana”, ma, per di più, mette in rilievo l’aspetto “divino” della regalità.

Mentre il Diale è collegato al Re per quel che questi non può fare, il Pontefice Massimo ha col Re le col Diale rapporti in positivo: ha tutti i poteri pratici che i primi due non hanno se non in pectore e/o per loro essenza. “E’ attivo e impegnato nell’attualità. E’ il depositario della scienza sacra … ha autorità sui sacra patria … controlla i sacra privata … veglia sugli iura deorum manium…” (Dumezil). Da quanto precede ci piace dedurre che, mentre il Diale incarna l’aspetto magico (v. Odhinn) del Rex, i1 Pontefice Massimo ne incarna l’aspetto giuridico-religioso (v. Juppiter) e, inoltre, come colui che fa il ponte” (v. Heimdallr), religa il Cielo e la Terra.

E’ sottinteso il collegamento Rex-Quírinalis per la funzione “prosperità” e quello Rex-Martialis per la funzione “guerriera”.

I cinque sacerdoti del Collegio Pontificale dei quali abbiamo chiarito e rapporti e collegamenti, non a caso formavano un “ordine” sacerdotale: tutti insieme assommavano i poteri, le funzioni e le prerogative del reg indoeuro peo.

La permanenza della tradizione indoeuropea in quella romana

Con il trapasso della monarchia la figura del re viene trasposta ad un livello in cui il potere è esercitato attraverso la funzione religiosa del Pontefice Massimo, giudice ed arbitro della cose divine ed umane, ma permane a conservare una tradizione che non perpetua un ricordo, bensì mantiene sul piano storico l’esistenza della regalità divina. Non solo: conserva, rite, i1 sacerdozio dell’età corrispondente, che è quello di Giano, il re divino dell’Età dell’Oro.

Claudio Rutilio

(da La Cittadella n° 2 del 10/12 1984)