La visione spirituale della vita e l’ideologia moderna

Perché la società tradizionale ed organica, indirizzata verso l’Alto, è la forma occidentale e romana del socialismo patriottico ed antimaterialista

 

casalino-2Ciò che distingue radicalmente la nostra concezione di cultura, in senso lato, da quella dominante, che è illuministica e quindi razionalistica ed individualistica, è proprio il fatto che per noi la cultura è sostanzialmente visione della vita e del mondo (Weltanschauung) che è presente in un essere umano sin dalla nascita come potenzialità da sviluppare, come forma interna, come carattere, che non si acquistano sui libri (la nostra cultura non e libresca!…); essa è viva come la vita, è anima e sangue, è sesso e passione, è intelletto e sentimento, è il senso reale del mondo, la sua visione concreta. E la cultura platonico-aristotelica, quindi è qualcosa che nessun “docente” insegnerà mai, è qualcosa che è necessario ricordare, perché l’uomo moderno (diciamo da Cartesio in poi…) ha dimenticato.

Che cosa è necessario ricordare? E semplice: ciò che le droghe ideologiche moderne hanno impedito di vedere alla nostra mente, al nostro spirito e al nostro occhio nonché di sentire ai nostri sensi (l’occhio per Platone quasi non è uno dei sensi ma la finestra dell’anima sul mondo); ricordare che il mondo è un intreccio, una trama di microcosmi e macrocosmi che hanno tutti lo stesso ordito, cioè la stessa legge, lo stesso logos, che è la forma, tanto nell’infinitamente piccolo, quanto nell’infinitamente grande (dalla galassia all’atomo, dalla cellula all’organismo, tanto animale quanto vegetale e minerale). E che la forma emerge da un campo gravitazionale quantistico del tutto simile alla chòra di Platone quale matrice cosmica.

La Forma è quello che i Greci chiamavano cosmo, cioè la luminosità vivente dell’armonia, dell’equilibrio, dell’ordine del bello che, proprio perché nella luce, sono visibili e riconoscibili dall’uomo che, essendo un Dio mortale, è l’unico ad avere la capacità di vedere la Forma che è lo spirito che illumina e rende visibili le cose del mondo, gli enti, che sono tutti reali, tanto quelli concreti e visibili quanto quelli astratti ed invisibili. Allora il mondo è l’insieme vivente ed organico, cioè necessariamente legato, degli Dei, degli Eroi, dei Demoni, delle Potenze dell’Anima del Mondo, che sono quelle stesse potenze che attraversano l’anima dei viventi; è l’insieme delle piante, delle genti, degli animali, degli uomini e delle donne. «Noi siamo immersi nell’Anima, come la rete nel mare», dice Plotino; «Tutto è pieno di Dei», dice Talete.

Tutto ciò o lo si ricorda, come affermano Platone ed Evola, oppure è vano anche parlarne.

Pertanto non tratterò di un pensatore, perché Evola non è il filosofo nel senso moderno del termine, cioè l’ideologo astratto che crea dal niente mondi irreali (la società liberale, marxista…) ma dirò qualcosa di ciò che Egli, ultimo testimone di quella visione del mondo che è reale e normale, ha inteso farci ricordare.

E da dire che tale visione del mondo, essendo la visione tradizionale tipica dell’uomo che è nella norma, cioè nell’ordine, è qualcosa che è intima all’umanità e ciò da sempre, e quindi è una visione che, avendo per soggetto l’intelletto visivo e per oggetto la Forma, cioè lo Spirito, che sono il Medesimo e quindi l’Eterno, è essa stessa al di fuori del tempo e dello spazio! Può essere presente in una civiltà collocata nel passato, come nel presente o ripresentarsi in un futuro prossimo o remoto.

«Tutto ciò che è in basso è simile a tutto ciò che è in Alto e tutto ciò che è in Alto è simile a tutto ciò che è in basso, per fare il Miracolo della Cosa Una», insegna la Tavola Smeraldina, antico testo alchemico, e vuol dire che il microcosmo, cioè l’uomo, la Comunità degli uomini, il mondo terrestre, sono e devono essere simili al macrocosmo, cioè all’Universo, la Comunità Divina degli Astri e dei Pianeti, nonché delle Galassie, perché tutto ciò è il Miracolo dell’Unità: universo = versus unum = che va verso l’Uno. Allora se l’Universo che noi vediamo è il Cielo luminoso, dove la luce che è la Vita e la Conoscenza, l’Ordine del tempo e dello spazio, è il Principio, anche sulla terra deve essere così!

Noi dobbiamo imitare, per quanto sia possibile, quell’Ordine, afferma l’uomo della Tradizione, per la semplice ragione che quanto più il mondo degli uomini, la Comunità politica, si avvicina all’ordine cosmico che è eterno da sé e per se, tanto più la stessa Comunità politica si avvicinerà all’eternità come tensione e modello. Pertanto i princìpi su cui si regge la società tradizionale sono Autorità, Ordine, Giustizia e Gerarchia, che sono gli stessi che governano il Cielo luminoso, i movimenti dei Pianeti e degli Astri, mediante «Amor che muove il Sole e le altre stelle», come insegna Dante.

L’uomo, Stato in piccolo, deve essere governato, illuminato, dalla Mente, voùς, dicevano i Greci, intellectus, i Latini; che è il Sole dell’uomo ed è la sfera dell’ordine giuridico-religioso che forma, cioè dà la forma all’ordine politico che è l’insieme organico degli uomini, tanto i vivi quanto i morti, aventi il medesimo Destino, cioè un mandato sacro che proviene dal Divino e che quegli uomini devono riconoscere ed attuare, come Ordine degli Dei. Ed è l’Impero, la Res Publica, che noi traduciamo impropria­mente con la parola moderna Stato.

Questo è l’Ordine virile, paterno, solare, ma vi è anche il cielo stellato ed illuminato dalla Luna, che è l’Ordine femminile, la luce tenue e delicata, fredda e non propria che governa la dimensione del sesso e che tramite la potenza dell’Eros coniuga i due mondi; ed è la sfera della riproduzione e della maternità, della economia (òikoς vòμoς = legge della casa), della conservazione delle provviste, della produzione dei beni e della ricchezza. Re divino, guerrieri e contadini-operai (Juppiter – Mars – Quirinus).

Ordine economico e moneta, competenza del principio femminile, sono governati dal principio solare e paterno della mente, tanto nell’uomo quanto nella Comunità degli uomini. La parola caos è di origine greca ed i greci volevano significare l’apertura, l’antro oscuro ed umido, il “mundus” dei Romani che è la porta per transitare nel mondo dei Mani, cioè gli antenati come giacimento di ricchezza di Vita in senso liberato; ora nell’antro, nella caverna, nel caos che non ha forma poiché è oscuro e non visibile, perché non vi è la luce, entra il raggio del Sole che è l’organo del Disco Aureo ed è il principio verti­cale, come la lancia di Marte, come l’Obelisco, ed illumina l’antro, la caverna, generando la Forma, il cosmos, l’Ordine; ed è l’atto sessuale come impronta impressa nella morbida cera; questo è il Miracolo dei due mondi gerarchicamente complementari per fare la Cosa Una.

Autorità deriva dal verbo latino augere (donde auctor, augur, auguratus, augustus…) che ha il significato di dare, donare, accre­scimento, aumento di forza, di virtus, di potenza di legittimazione e quindi di rapporto con il Divino ed essa è il cardine intorno al quale ruota la Civiltà Tradizionale. Il fine  ultimo  dell’Ordine  Politico,  la  sola  ragione  per  cui  esiste  è  quella di ricondurre l’uomo, per mezzo della Legge, e quindi del rito giuridico-religioso, quanto più vicino possibile al Cielo verso Juppiter, attraverso l’Autorità che stabilisce le sfere di «maiestas», cioè di competenze, di “honores” ed è la Gerarchia naturale dei Corpi Sociali (corporativismo), attribuendo ad ognuno il suo (unicuique suum tribuere); ciò realizza l’Armonia, l’Ordine della Giustizia, cioè il Bene Comune dell’intero organismo, che è un insieme di corpi sociali legati dal rapporto funzionale ed organico, proprio come l’organismo dell’uomo, della pianta o dell’Universo. Allora l’Ordine politico-giuridico-religioso, la sfera superiore, è il Pedagogo, l’Educatore, cioè l’Autorità che “e-duca”, cioè “conduce da”: dal basso verso l’Alto; la società tradizionale ed organica governata dall’Alto ed indirizzata verso l’Alto è la forma occidentale e romana del socialismo patriottico ed antimaterialista che aborrisce l’individuo ma difende e forma la persona,poiché la sua linfa vitale, il sangue che scorre nelle sue vene è la visione eroica e spirituale della vita e del mondo.

È la nostra Tradizione, quello da cui proveniamo e che ancora portiamo dormiente dentro di noi: è la trasmissione, la consegna (traditio…) elleno-romano-germanica, è la polis greca, microcosmo ad immagine del Mondo degli Dei, sono Platone, Aristotele e Plotino eredi altrettanto guerrieri dell’epos eroico di Omero e della sua società aristocratica; è il Miracolo, il Mistero di Roma che realizza l’Ordine per mezzo della Giustizia (con il consenso sincero e duraturo sino a divenire Mito di sterminati popoli che si riconosceranno nella Romanità e diverranno romani pur non dimenticando le loro radici…).

Roma diviene da città Mondo, il macrocosmo, l’Impero senza fine e limite nel tempo e nello spazio, l’Impero Eterno, perché creato ad immagine di quello di Giove Ottimo Massimo; è la restauratio Romani Imperii del cosiddetto Medioevo, è il Mito delle genti germaniche, dagli Ottoni a Federico Il sino a Dante: la Res Publica cristianorum non può che essere la prosecuzione della veneranda antica Res Publica pagana.

Tutto ciò, in termini contemporanei, si è tradotto nel grande tentativo, l’ultimo, operato dal Fascismo, come fenomeno epocale europeo e come generale stato d’animo e visione del mondo o complesso dl Idee senza parole, di ripensare in termini Mitici e Simbolici il mondo, di ritornare, cioè di fare una rivoluzione e quindi di revolvere (compiere l’intero giro per tornare al punto di partenza… come i pianeti…) ai Princìpi della nostra Tradizione.

Il Fascismo volle, pertanto, realizzare lo Stato Organico e quindi Corporativo, dice Evola, Corpi sociali gerarchicamente ordinati e rappresentati che si autogovernano nell’ambito della produzione dei beni; si affermava che l’iniziativa nella produzione degli stessi può essere o pubblica o privata, poiché ciò è un fatto puramente tecnico e non politico (come vuole l’individualismo liberale o il collettivismo marxista); è l’Ordine Politico-etico che decide politicamente secondo la sua visione dei fini, quale strumento sia più adatto in quel momento storico alla produzione della ricchezza (la Dichiarazione VII della Carta del Lavoro del 21 aprile 1927 parla di strumento…), se sia quello dell’iniziativa privata o pubblica, che, comunque, nella visione organica della società che ha il Fascismo, hanno sempre una finalità pubblica ed una funzione sociale, cioè per il bene di tutti i cives.

Anzi il concetto autonomo e sovrano di economia (tipico delle ideologie astratte e disumane del liberalismo e del marxismo) scompare e la stessa economia è intesa come politica economica, cioè come appendice della sfera d’influenza e di governo dell’Ordine Politico e non più come la sacra scienza neutra e metafisicamente vera e quindi valida per tutti nonché politicamente sovrana, che è il concetto liberal­marxista dell’economia, ed è poi quello odiernamente dominante come ideologia del mercato quale collante del pensiero unico liberista tecnocratico. Nel Fascismo riappare pertanto il sano principio delle società tradizionali e cioè delle Comunità che si differenziano dalle società (vedi gli studi di F. Tònnies) proprio perché l’economia come categoria autonoma del pensiero non esiste ed è intrecciata nella trama sociale insieme al giuridico-religioso e quindi al Politico (vedi a tal proposito gli studi fondamentali di Karl Polanyi).

Secondo la dottrina del Nazionalsocialismo (C. Schmitt, Principii politici del Nazionalsocialismo, Firenze 1935, pp. 175 ss..), il popolo misura il valore dei beni prodotti da esso stesso con la moneta che è di sua proprietà (nella Res Publica Romana è il Senato che conia la moneta e nell’Impero è il Principe, e sono ambedue organi esecutori della volontà del Popolo Romano), accettata convenzionalmente da tutto il Popolo, come simbolo della misurazione del Valore degli stessi beni prodotti; (Aristotele nell’Etica Nicomachea definisce la moneta “nomisma” cioè fatto del nòmos cioè della legge, quindi convenzionale). Pertanto la Sovranità, anzi la Majestas del Popolo non può rinunziare alla sua moneta ed al diritto di coniarla o stamparla cedendola al banchiere, che eserciterà, come esercita, tale diritto per i suoi fini di lucro… (vedere al riguardo R. Dubail, “L’ordinamento economico nazionalsocialista”, Ed. del Veltro, Parma 1991).

Nella stessa azienda il Fascismo tende a rinnovare e restaurare, mediante la disintossicazione dai veleni capitalistici e marxisti cioè materialisti, l’antico senso feudale della Comunità di uomini e donne, legati da un progetto comune alla cui gestione politica partecipano tutti; ognuno nel rispetto delle proprie competenze e gerarchie; il denaro finalizzato a creare altro denaro (investimenti puramente finanziari) non può avere la direzione politica dell’azienda che spetta alla stessa, quale piccola corporazione, e, salendo nella gerarchia della comunità, ai vertici dell’Ordine politico: la gestione politica dell’azienda spetta a chi produce e non a chi non partecipa al processo produttivo, ne è estraneo e si limita ad investire il suo denaro con finalità di lucro, a costui andrà solo il suo giusto profitto (dice Tommaso D’Aquino). In sostanza è lo stesso principio che nell’ordine dello Stato non può consentire al mercante di decidere i destini della Nazione e del Popolo (cosa odiernamente di normalissima accezione…).

Essendo la nostra Tradizione di natura europea ed il Fascismo fenomeno altrettanto europeo, esso pensò che anche la stessa Europa può salvarsi dalla rovina materialistica ed edonistica solo mediante la restauratio Imperii, tornando all’unitotalità del Principio spirituale forte proprio perché tale, intorno al quale ruotano liberamente ed organicamente le città, le nazioni come imitazione dell’impero di Augusto quale ordinamento sovranazionale.

Possiamo, giunti a questo punto, evidenziare “a contrario” i caratteri essenziali dell’uomo moderno. Il grado di differenziazione massima nei confronti delle società tradizionali ed organiche risiede nei fatto che l’uomo moderno è individuo! Egli nasce tale, nel momento in cui, alla fine del Medio Evo, per un insieme di cause di cui qui non possiamo trattare per ovvie ragioni di spazio, diviene sempre più “atomo”, nel significato di soggetto che non riconosce più alcun modello trascendente nè alcun legame sociale, politico o religioso, non tollera pertanto di essere parte necessaria di un organismo unitario sia esso la società politica o l’ordine naturale, non ha più tradizioni comuni con i propri simili che pur vivono ed operano insieme ad esso nella stessa città. Non pensando più la società in termini olistici, cioè come totalità organizzata, ma come semplice somma di parti, si “libera” da ogni vincolo che sia quello della Corporazione di Arti e Mestieri o quello derivante dal riconoscere la superiore autorità Imperiale o Papale, anche in tema di liberalizzazione dell’attività economica.

L’uomo moderno non privilegia più la terra, le sue leggi e i suoi beni, ma inizia ad accumulare ricchezza mobile sviluppando sempre più un atteggiamento psichico mercantile: si passa così dalla progressione naturale finalizzata, in economia pre-moderna, al solo soddisfacimento dei bisogni necessari e cioè Merce-Denaro-Merce a quella tipica dell’accumulazione capitalistica che è Denaro-Merce-Denaro, dove nella prima la finalità è la merce, cioè i beni reali, nella seconda è il denaro, ed è la differenza radicale tra economia reale e finanziaria ed attualmente prevale in modo mostruoso la sola dimensione finanziaria.

Tale individuo, facente parte di una folla solitaria di altrettanti individui, comincia a pensare che, se non vi sono «cose» comuni che legittimino lo stare insieme formando naturalmente una comunità, allora le stesse non sono mai esistite e quindi la società politica ha un’unica origine che è della stessa natura di quell’impulso egoistico che lo spinge a contrarre legami pur necessari con altrettanti individui: ed è nato così il pensiero dell’origine contrattuale della società politica e non naturale come da sempre si era pensato e creduto. Cioè scompare la coincidenza necessaria tra microcosmo (società organica degli uomini) e macrocosmo (ordine universale) e la società politica viene pensata non più come imitazione dell’ordine universale, ma come frutto delle ideologie umane.

Ciò significa che, si comincia ad immaginare che, come l’individuo per tutelare un suo attuale interesse o per realizzare un suo potenziale utile ha necessità di stipulare un contratto, così gli uomini, per difendersi dai pericoli comuni o per tutelare i loro interessi, in tempi remoti, hanno contrattualmente deciso di riunirsi in una società che ha dovuto accettare l’autorità imperativa dello Stato, considerato però come «male necessario» stante la supposta natura dei contraenti derivante dal “principio”: «Homo homini lupus».

Tale autorità politica, però, ritiene l’uomo moderno, non deve interferire nella sfera dei suoi interessi, sempre più dominati dall’etica dell’utile quale misura di tutte le cose nonché dalla convinzione che è l’uomo creatore del proprio destino e non più alcuna divinità nè legge nè tantomeno tradizione comune. Ragion per cui egli creerà un suo diritto che è il giusnaturalismo individualistico, razionalistico ed immanente, avente due sole finalità, la prima: difenderlo da quel “male necessario”, che è sempre un potenziale nemico, tollerato, pertanto, a malapena; la seconda: è quella di riconoscere, codificare e quindi tutelare, con un’aura di «sacralità», il suo moderno concetto del diritto di proprietà, non avente più alcuna funzione pubblica, nè sociale, nè politica come era riconosciuto in ogni forma di società tradizionale, ma solo quella di essere in fin dei conti la proiezione materializzata del suo unico ideale di vita, ragione stessa del suo frenetico operare: la ricchezza ed il lusso, frutti della sua nuova religione che è il cieco lavoro materializzato e quindi non più elevato ad Arte nel senso antico del termine; nonché della sua etica dell’accumulo monetario.

Pertanto, si può sinteticamente affermare a livello di storia complessiva delle idee del mondo moderno, che esso è una progressione evidente di sovversioni che gradualmente hanno scardinato l’ordine tradizionale esistente: la prima è il Protestantesimo che è rivoluzione religiosa, la fondamentale, che distacca infatti l’uomo religioso dalla superiore autorità, lo isola, lo autorizza alla «libera» interpretazione dei testi ma, cosa ancor più rilevante, benedice la sua ricchezza riconoscendo l’attività economica coronata da successo come “segno” di benevolenza divina; poi sopraggiunge la seconda inevitabile fase, dopo quella religiosa, che è quella politica (infatti dopo Dio viene il Re…!) dell’Illuminismo e della rivoluzione dell’89, per proseguire nel XX secolo con la rivoluzione bolscevica del ’17, che è la sovversione sociale cioè dell’ordine naturale della società; mentre è in corso la più radicale delle sovversioni che è quella dei sessi, della manipolazione genetica e dello stesso organismo umano (clonazione).

Giandomenico Casalino